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Sinfonia n. 42

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Questa settimana proponiamo la lettura di una raccolta poetica che potete immediatamente scaricare gratuitamente e leggere senza continuare ulteriormente la lettura di questa segnalazione/recensione, che è comunque volutamente breve per dare spazio alla lettura diretta dei versi. Solitamente non recensiamo eBook, ma ci sembra che non sia brutta l’idea di iniziare a farlo anche nell’ottica di favorire la buona poesia al di là della barriera editoriale a stampa che spesso preclude, per misteriose motivazioni, la strada a poeti e scrittori che non abbiano capacità scalatorie o pecuniarie. Così in questo caso riconoscendo il valore di questo giovane poeta, Roberto R. Corsi, ci sembra opportuno proporre la lettura di questa sua ultima produzione scaricabile dalla seguente pagina:

 

http://robertocorsi.wordpress.com/books/sinfonia42/

 

Nella e-mail pubblicitaria, che l’autore ha inviato per informare di questa sua pubblicazione fresca fresca (giovedì 16 giugno 2011), tra l’altro si legge:

È online in formato pdf la mia ultima raccolta/plaquette (sono diciassette poesie) dal titolo Sinfonia n. 42.

Che dire? Solo che è la raccolta con cui almeno per ora, e credo per un bel po' (salve le cose che sono già in giro) esaurisco il mio dire. Se vogliamo, mi re-setto.

 

Mi ha colpito molto “esaurisco il mio dire”. Penso che, similmente a un’ultima sospesa nota di una sinfonia, ben piazzata nel gran finale, che non sospende ma anzi prolunga il dire del compositore, così questa raccolta di Corsi è in realtà il preludio a un risonare di pensieri da parte del lettore/ascoltatore. Soprattutto, partendo dalla sua esperienza di poeta, egli lascia venire a galla, usando i suoi versi come un liquido a bassa densità, una sorta di disillusione, certamente non verso la poesia ma verso il mondo che la circonda e la pratica con faciloneria e/o presunzione:

 

[…]

 

Per tutta la vita ho succhiato luce riflessa e nervi rossi,

nuvole di bugie cosi spesse da farsi architrave,

piani sequenza d'un film che non trova piu fondi.

Nessuna coniugazione nei miei giorni – eppure scrivo

e mi difendo dai professorini della poesia vera, religiosa, popolare

con la ferocia indifferente del dio Indra o del Teseo viennese,

come chi schiaccia zanzare sul muro appena imbiancato.

 

(Tratta da consiglio a un Consiglio)

 

Certo, fare poesia solo per il gusto di dirsi poeti è minima cosa, o per la vanagloria del dire per dire:

 

[…]

 

Mi residua un ambire che non sia

nudamente gettarsi nella gola

del verso, solo per poter dire

di lasciare qualcosa (a chi poi, e per quanto?)

che non sia quella ruota di pavone

che fanno certi autori per spiegare

(recintare) il concetto di poesia?

Sarò mai tra gli eletti,

io che sempre mi scanso?

 

[…]

 

(Tratta da finale. Allegro misterioso)

 

Penso che Corsi, consegnandoci questi suoi ultimi versi, ci abbia fatto un bel dono, si ha l’impressione, almeno io l’ho avuta, di uscire dalla lettura come una bella salsiccia sgrassata nell’acqua bollente e di cui rimane la parte meno evidentemente saporosa, forse, ma più sana. Egli si è tolto qualche sfizio, lanciando in varie direzioni moderati strali e garbati, onesti pensieri. Riporto per intero la poesia intitolata “Lo schiaffo”:

 

Stridiamo entro un'aria microbica di trapianti e rigetti –

tu per anagrafe e vizio calcistico di simulare,

io per tremore e ignavia. Uscirai dalla scena

come il padre di Zeno Cosini, con odio demenza e l’applauso del giusto –

o martire d’un figlio deludente comunista interista,

senza un dio senza un campanile, poeta perditempo

reddito basso, non scava non striscia non fiuta la terra il lavoro

non venera il sedile dell'auto il padrone il massone

niente spina dorsale e ovviamente niente fica

o poca squattrinata impresentabile.

 

Mentre il sonno subentra alla linfa sei ogni minuto piu conservatore,

i magistrati una setta assassina che insidia governi di latte,

maltratta te la tua famiglia che io non sono non difendo mai.

Il tempo sedimenta, semplifica i composti erode il fondotinta,

rende i giorni concorso di stimmate, ma la fine imminente

(la tua, la nostra) e da sola ovattato contrappasso, non servira a nulla

scagliare per aria specchi rotti, gia dormi in poltrona.

 

Andate a leggerlo: http://robertocorsi.wordpress.com/books/sinfonia42/

Potete anche lasciare i vostri commenti nella sua pagina, ma se volete anche qui da noi.

Buona lettura.


 leopoldo attolico - 23/06/2011 11:31:00 [ leggi altri commenti di leopoldo attolico » ]

Dai testi di Roberto emerge la radicalità - e la vitalità - di un disincanto perfettamente recepibile e condivisibile .
Non credere in nulla eppure lottare per qualcosa significa aver perso molte speranze , considerate ormai un alibi della nostra coscienza .
Sono scomparse le filosofie , ma , come sempre accade , la loro scomparsa dà posto a un tipo di filosofia stoico-epicurea che non crede in nulla , molto vicina al totale pessimismo , ma al contempo reattiva e antagonista .
Da ciò nasce una forma di dissociazione tra il credere in nulla e il fare qualcosa . E certamente Roberto continuerà a fare qualcosa senza credere in nulla e lo farà molto allegramente , perché l’essere privo di speranze , cioè l’essere privo del ricatto degli anni futuri , che è una cosa atroce , dà un grande sollievo .
Quando crolla una speranza è proprio il momento di rifletterci sopra come fa R. ; di capire per davvero che cosa è e che cosa la distingue da quella sua contraffazione che è l’inganno della promessa illusoria . In questo ambito R. si dichiara antisentimentale e reazionario eslege , dribblando sapientemente gli epicedi liberatori / recriminatori del "llanto" e dintorni ; puntando piuttosto sulla prospettiva ironica e autoironica del proprio sguardo sul mondo .

 Franca Alaimo - 17/06/2011 18:03:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Il mio apprezzamento va innanzitutto all’esattezza e alla competenza linguistica della poesia di Corsi ( che sfocia, spesso, in originalissime soluzioni inventive ) ed alla controllata misura dei versi che a volte "suonano" come mistioni e/o spezzature di ritmi tradizionali. Questo a maggiormente sottolineare il "rispetto" che Corsi nutre nei confronti dell’ars poetica, e l’uso dell’espressione è d’obblgo, perché questo libro è soprattutto un manifesto poetico sulle regole del poetare, che non siano quelle formali ( che,come ho detto prima,egli conosce bene, e che, fra l’altro, come presumo, non si sognerebbe di dare visto il suo sospetto per ogni cosa pre-confezionata ), ma quelle etiche, intendendo per quest’ultime gli obbligi inerenti al fare poesia, che s’intende sempre come impegno e e nemmeno poi ideologico in senso stretto, ( anche se questo c’è e molto marcato) ma piuttosto verso la propria verità e libertà di dire senza paura, infingimenti, falsa retorica. Una poesia, soprattutto, che non sia distorta dall’obiettivo del successo anche a costo di autotradirsi e perdere la dignità personale; anche se lui, Corsi, questo "successo", infine lo vorrebbe, ma che fosse solo un lascito di parole affidato alle generazioni successive, alla loro brama di vita e di senso; e non sancito da una chiusa cerchi di letterati e critici. Anche per questo Corsi si confeziona il libro da sè, liberandolo dagli ingranaggi dell’utile ricercato dalle case editrici, ed è contento di dire che, così, ha salvato anche la vita a qualche inncente ed utilissimo ( lui sì) albero.

 Roberto R. Corsi - 17/06/2011 12:07:00 [ leggi altri commenti di Roberto R. Corsi » ]

Grazie! Mi piace molto il termine "bassa intensità": rispecchia una certa bassa frequenza o se si vuole un’alta digeribilità. O no?
Vi aspetto sulla pagina... Roberto

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